Call To Action "Alleggeriamo le nostre bottiglie"

Attività di advocacy sul packaging più energivoro del mondo del vino.

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"Agendo sui produttori e stimolandoli a porsi il problema, abbiamo fatto sì che chiedessero ai loro fornitori bottiglie sempre più leggere. Parliamo ancora di numeri piccoli, ma è il meccanismo culturale che deve cambiare. Il produttore di vetro, davanti a richieste sempre più frequenti di bottiglie leggere da parte dei produttori di vino, si attrezza e cerca di offrire opzioni in linea con le richieste del mercato." "I giovani hanno sviluppato una forte coscienza ambientale e il cambio di narrativa rappresenta la chiave per avvicinarli al mondo del vino. Se riuscissimo a superare il linguaggio tecnico tradizionale e a integrare nel racconto del vino gli aspetti di sostenibilità -- ambientale, sociale ed economica -- potremmo trovare una chiave più efficace per coinvolgerli."

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Intervista a Alessandro Marra del 18/12/2025


1. Che ruolo professionale ricopri, in quale realtà, da quanto tempo, in quale città/paese?

Sono Alessandro Marra, vice curatore della guida Slow Wine, mi occupo della newsletter e dei contenuti editoriali. Per la Slow Wine Coalition seguo il progetto sull'Italia insieme a Giancarlo Gariglio e Maddalena Schiavone. Ricopro questo ruolo dal 2023. Vivo nel Sannio, a Benevento, per tutto l'anno, tranne nel periodo finale di redazione della guida: da metà luglio a inizio settembre mi trasferisco a Bra (CN).


2. Senza pensarci troppo, quali sono le prime 3 / 4 parole chiave che ti vengono in mente se ti dico la parola “vino”?

"Cultura", "terra", "comunità" e "sostenibilità".

3. Come sta andando la Call to Action “Alleggeriamo le nostre bottiglie”? Ci sono nuove adesioni o progetti in arrivo?

La Call To Action "Alleggeriamo le nostre bottiglie" nasce da un lavoro di alcuni mesi con partner tecnici per approfondire la sostenibilità del packaging vinicolo, concentrandoci sulla bottiglia di vetro, il contenitore più energivoro. Abbiamo scoperto che, al di là degli effetti sulla filiera logistica, che sono anche quelli più immediatamente apprezzabili nella mentalità comune, il vetro prodotto da granaglie riciclate richiede temperature di fusione inferiori, riducendo le emissioni.
Presentata alla Slow Wine Fair del febbraio 2025 con un nucleo iniziale di firme da partner istituzionali, consorzi e figure autorevoli del settore, l'iniziativa è stata poi aperta a tutti, permettendo adesioni anche da soggetti esterni alla rete.
La call to action prevede tre passi: ridurre il peso delle bottiglie a massimo 450 grammi entro fine 2026 per i vini fermi; comunicare questa scelta con trasparenza in etichetta; sensibilizzare i consumatori su larga scala.
L'obiettivo è realizzabile: altri movimenti, come quello anglosassone, hanno fissato limiti più stringenti. Nei tender del Nord Europa – gare d'appalto con cui grandi operatori acquistano vino definendo specifiche tecniche e condizioni – senza bottiglie leggere non si partecipa. Il tema ha quindi rilevanza commerciale concreta, con richieste precise come vini rossi in bottiglie da 400 grammi.
Sul mercato cominciano ad apparire bottiglie da 300 grammi per i vini fermi, quindi 450 grammi è un traguardo concretamente raggiungibile. Ci siamo però resi conto che mancava qualcosa: uno sforzo comunicativo articolato in due passi fondamentali.
Il primo lo deve compiere il produttore, che non solo deve adottare la bottiglia leggera, ma deve anche comunicare questa scelta con trasparenza, ad esempio in etichetta. Il secondo è la comunicazione su larga scala, perché solo attraverso la consapevolezza del consumatore possono cambiare le scelte di consumo.
Se non aiutiamo i produttori che scelgono di ridurre il peso delle bottiglie a rendere visibile questa scelta virtuosa, il consumatore non potrà mai rendersene conto e orientare i suoi acquisti in modo più sostenibile. Le tre azioni sono quindi: alleggerire la bottiglia, comunicarlo in etichetta, e supportare questa comunicazione verso il grande pubblico affinché possa cambiare le proprie abitudini di consumo.

4. Oltre ad agire sul singolo produttore e sui diversi livelli di comunicazione che hai citato, non avrebbe senso coinvolgere anche chi produce il vetro? Chiedergli di proporre direttamente sul mercato soluzioni più sostenibili, permetterebbe di intervenire a monte dell'offerta di prodotto?

La risposta si articola in due passaggi.
Nel primo, quando abbiamo presentato la call to action, abbiamo cercato interlocuzioni istituzionali che includevano anche questo tipo di soggetti. In Italia esistono consorzi con bottiglie specifiche – Albeisa (Piemonte), ma anche il Consorzio del Collio (Friuli Venezia Giulia), per esempio. Avere un dialogo con questi enti permette di raggiungere un bacino numerico significativo.
Il secondo punto riguarda il lavoro di studio svolto con il Gruppo Saida, nostro partner tecnico e produttore di vetro che opera anche come rivenditore sul mercato. È attraverso di loro che abbiamo approfondito la tematica.
Perché agire sul produttore? Perché si tratta di una catena: agiamo sul consumatore affinché acquisti consapevolezza e faccia scelte informate; agiamo sul produttore perché si ponga il problema e faccia richieste specifiche in termini di bottiglie. Questo è il motivo per cui dobbiamo coinvolgere anche il singolo produttore.
Quando parliamo di risultati concreti, il fatto che il Gruppo Saida abbia lanciato da un mese una linea pensata per il segmento premium – quello più restio ad adottare bottiglie leggere – con bottiglie di 450 grammi, rappresenta qualcosa di impensabile fino a poco tempo fa. Questo ci conferma che stiamo percorrendo la strada giusta. Siamo all'inizio, ma i primi esiti sono visibili.
Agendo sui produttori e stimolandoli a porsi il problema, abbiamo fatto sì che chiedessero ai loro fornitori bottiglie sempre più leggere. Parliamo ancora di numeri piccoli, ma è il meccanismo culturale che deve cambiare. Il produttore di vetro, davanti a richieste sempre più frequenti di bottiglie leggere da parte dei produttori di vino, si attrezza e cerca di offrire opzioni in linea con le richieste del mercato. Prima questo non avveniva perché mancava la richiesta.
I primi esiti sono incoraggianti. Ancora troppo poco, ancora, forse, lontani da un risultato definitivo, ma a livello concettuale siamo sulla strada giusta.

5. Con quali azioni coinvolgete produttori, distributori e consumatori nella Slow Wine Coalition?

Coinvolgiamo i membri della rete attraverso eventi, webinar e momenti formativi che seguono lo scopo fondamentale della Slow Wine Coalition: favorire lo scambio di buone pratiche. La nostra è una rete internazionale che unisce i tre anelli della filiera del vino – produttori, consumatori e operatori come distributori ed enotecari – mantenendoli in connessione e creando occasioni di scambio, anche tra le diverse comunità di produttori.
Le attività includono la partecipazione a manifestazioni settoriali, come Terra di Lavoro Wines alla Reggia di Caserta, e a eventi internazionali, come Terra Madre Americas a Sacramento. Supportiamo comunità specifiche, ad esempio quella del "cordon trenzado" a Tenerife, e collaboriamo con iniziative come la Old Vine Conference per la tutela delle vigne antiche, facilitando i contatti tra viticoltori per la condivisione di tecniche tradizionali.

6. Quali risultati concreti avete ottenuto finora? Ci sono esiti sorprendenti, in positivo o negativo?

Un risultato concreto è stato il lancio da parte del Gruppo Saida di una linea premium di bottiglie leggere di 450 grammi, un cambiamento significativo in un segmento tradizionalmente restio all'adozione di vetri più sostenibili. Questo dimostra che i produttori hanno iniziato a fare richieste in questa direzione e che, anche in un segmento particolare del mercato, in cui sembra ancora valere l’equazione bottiglia pesante = vino di qualità, qualcosa si sta muovendo.
Ma la stessa linea Wild Glass - di produzione del Gruppo Saida - rappresenta un altro segno tangibile di attenzione e disponibilità all’ascolto delle esigenze di maggiore sostenibilità del comparto, con bottiglie prodotte con granaglie di vetro riciclato che permettono un minore consumo di suolo, temperature di fusione inferiori e una riduzione degli scarti estetici – che normalmente rappresentano il 25% del vetro prodotto e vengono scartati per difetti.
Intanto, la call to action continua a ricevere nuove adesioni e rimane aperta per ulteriori partecipazioni, confermando l'interesse crescente del settore verso pratiche più sostenibili.

7. La Slow Wine Coalition vuole assumere un ruolo di advocacy? Pensate di influenzare processi istituzionali o legislativi?

La Slow Wine Coalition, attraverso la voce dell’Associazione, assume un ruolo attivo di advocacy, obiettivo centrale della call to action. Siamo convinti di poter raccogliere le voci dei produttori e portarle all'attenzione delle istituzioni. Sul tema specifico del vetro, proviamo a far venire fuori le istanze dei produttori e auspichiamo, ad esempio, l'approvvigionamento di bottiglie leggere per le piccole aziende attraverso ordini collettivi.
Questo supporto si estende anche all'accesso a capsule ed etichette sostenibili. L'obiettivo finale è influenzare le decisioni politiche per l'adozione di normative più stringenti sui pesi delle bottiglie, orientando le scelte legislative nella direzione che abbiamo tracciato.

8. Quali sono, secondo te, le opportunità del mercato dell’economia circolare del vino, sulle quali c’è margine di miglioramento, innovazione e investimento?

Il packaging rappresenta un'area con grandi margini di miglioramento nell'economia circolare del vino. Esistono già esperienze interessanti sul riuso delle bottiglie, l'innovazione nelle etichette e nello smaltimento delle plastiche delle bobine, e il recupero di altri materiali.
C'è ampio spazio perché la cooperazione di filiera e l'innovazione di processo possano generare valore sia economico che ambientale. L'obiettivo è sviluppare soluzioni integrate di economia circolare che rispettino i principi di sostenibilità economica, ambientale e sociale, creando benefici concreti per l'intera filiera.

9. Quali sono, secondo te, le attività più innovative da proporre ai consumatori della fascia 20-30 anni per sensibilizzarli al concetto di economia circolare del vino?

I giovani hanno sviluppato una forte coscienza ambientale e il cambio di narrativa rappresenta la chiave per avvicinarli al mondo del vino. Se riuscissimo a superare il linguaggio tecnico tradizionale e a integrare nel racconto del vino gli aspetti di sostenibilità – ambientale, sociale ed economica – potremmo trovare una chiave più efficace per coinvolgerli.
Non è del tutto vero che i giovani non bevono vino: bevono, ma scelgono altro perché vi ritrovano maggiore vicinanza e rispondenza ai loro valori. Un approccio olistico alla comunicazione del prodotto, che valorizzi la sostenibilità in tutte le sue dimensioni, può andare maggiormente incontro a questa sensibilità ambientale per creare un nuovo dialogo con le generazioni più giovani.

10. Quali raccomandazioni dareste ai decisori politici per sostenere l’economia circolare del vino?

È fondamentale sostenere economicamente questa transizione attraverso incentivi finanziari, perché rappresenta il modo più efficace per favorire un cambiamento rapido dei comportamenti.
Bisogna, però, che vi sia un parallelo accompagnamento culturale: azioni di formazione, conoscenza e sensibilizzazione che possano trasmettere contenuti e competenze alle persone. Solo l'integrazione tra incentivi economici e crescita culturale può generare una trasformazione duratura e profonda del settore.

11. Hai un libro, un film, un podcast, un magazine che ti senti di consigliare sul mondo dell’economia circolare del vino?

Così su due piedi, non mi viene in mente nulla di particolarmente interessante.

12. La ricerca ha portato alla creazione della piattaforma www.circulareconomyforwine.it, una libreria digitale che raccoglie e rende consultabili le pratiche di economia circolare, con il potenziale di crescere ed evolversi nel tempo. Ritieni che possa essere uno strumento utile per il tuo lavoro? La utilizzeresti e la consiglieresti ad altri colleghi o attori della filiera del vino impegnati nella transizione circolare?

Sì, decisamente sì, perché avere un luogo digitale dove potersi tenere aggiornati su cose che accadono anche lontano da te, avere il polso della situazione su quello che sta accadendo, poter consultare casi studio, poter capire che intorno a te c'è qualcuno che sta realizzando ciò che tu avevi pensato, può essere una grande ricchezza per tutti. Lo consiglierei e lo utilizzerei.

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Slow Wine Coalition

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Slow Wine Coalition

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sede

Piazza XX Settembre - 12042 Bra (CN), ITALY

anno di fondazione

2021

descrizione

La Slow Wine Coalition ha l’obiettivo di trasformare il settore del vino attraverso l’adozione di pratiche sostenibili, la promozione dell’inclusività e la valorizzazione delle molteplici culture che caratterizzano la viticoltura e la vinificazione. Mettendo in luce le pratiche agroecologiche, le diversità culturali e biologiche e riducendo l’impatto ambientale lungo l’intera filiera enologica, la Coalition si propone di costruire una comunità in grado di cambiare il mondo del vino, sorso dopo sorso. La Slow Wine Coalition unisce tutti i protagonisti della filiera del vino internazionale, da vignaioli ad appassionati a sommelier e professionisti della filiera.

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Sito web: https://www.slowfood.com/it/thematic-network/slow-wine-coalition/ Email: international@slowfood.it Instagram: https://www.instagram.com/slow_wine_slowfood/