"L'Anello Forte opera come facilitatore di innovazione sociale, coordinando diversi stakeholder dell'ecosistema vitivinicolo: amministrazioni comunali e provinciali, consorzi, produttori di rifiuti e operatori specializzati nel recupero e nella trasformazione dei materiali. Solo attraverso questa orchestrazione di competenze e responsabilità è possibile realizzare progetti concreti ed efficaci." "Sul piano sociale, osserviamo con soddisfazione come numerose cantine aderiscano spontaneamente ad impegni che superano gli obblighi normativi, dando vita a una rete autentica e a un movimento collettivo orientato alla sostenibilità."
Intervista a Isabel Oberlin del 16/12/2025
1. Che ruolo professionale ricopri, in quale realtà, da quanto tempo, in quale città/paese?
Sono Isabel Oberlin ricercatrice di dottorato all'Università di Torino, dove mi occupo di innovazione per l'economia circolare. Parallelamente, sono socia co-fondatrice dell'associazione Anello Forte, nata nel 2021 dall'intuizione di Maria Bianucci, giornalista milanese trasferitasi a Monforte d'Alba e prematuramente scomparsa nel 2022. Insieme ad altri dieci soci fondatori, ho raccolto la sua eredità dedicandomi alla gestione dei progetti e alla coordinazione operativa dell'associazione.
2. Senza pensarci troppo, quali sono le prime 3 / 4 parole chiave che ti vengono in mente se ti dico la parola “vino”?
“Territorio”, “l'intervento dell'uomo”, la “socialità e la comunità”.
3. Come sta andando in questo momento l’associazione? Ci sono segnali di crescita, nuove adesioni, nuovi progetti? Come percepite l’interesse del territorio e delle aziende?
Nell'ultimo anno l'associazione ha conosciuto una crescita straordinaria grazie al progetto Ricicliner: da una decina di soci fondatori siamo passati a oltre cento, prevalentemente piccole e medie imprese. L'entusiasmo riscontrato ci sorprende quotidianamente e si è tradotto in riconoscimenti significativi, come la menzione speciale di Legambiente per le buone pratiche ambientali. Il Comune di Monforte d'Alba ha inoltre ottenuto il premio nazionale "Piccolo Comune Amico" proprio grazie alle attività dell'Anello Forte. Questi risultati confermano quanto sia necessaria un'istituzione capace di operare attraverso azioni collettive, offrendo soluzioni concrete a numerose piccole realtà del territorio.
4. Questi 100 soci si sviluppano su quale territorio?
Attualmente i soci si distribuiscono tra Langhe, Roero, Langa del Barolo e del Barbaresco, con alcune presenze nel Monferrato. Riceviamo richieste di adesione anche da zone più distanti, ma stiamo valutando attentamente le modalità di espansione. L'operatività resta infatti ancorata a questo territorio in un'ottica di coerenza con i principi di sostenibilità: percorrere molti chilometri per singoli ritiri in aree lontane contraddirebbe la nostra missione ambientale.
5. Quali risultati concreti avete osservato finora grazie alle vostre pratiche circolari, in termini ambientali, sociali ed economici? Ci sono risultati che vi hanno sorpreso, in positivo o negativo?
I risultati concreti del progetto testimoniano l'efficacia dell'approccio. In soli cinque mesi, le circa trenta aziende di Monforte hanno recuperato oltre due tonnellate di carta siliconata, evitando l'emissione di circa 4,6 tonnellate di CO2, secondo i dati forniti dalla cartiera partner (2,3 kg di CO2 risparmiati per ogni chilogrammo di materiale riciclato). Parallelamente, abbiamo sviluppato con una cartiera un packaging per bottiglie di vino in cartone riciclato che racconta la storia e gli obiettivi dell'Anello Forte. Sul piano sociale, osserviamo con soddisfazione come numerose cantine aderiscano spontaneamente ad impegni che superano gli obblighi normativi, dando vita a una rete autentica e a un movimento collettivo orientato alla sostenibilità.
Un ulteriore progetto in fase di sviluppo riguarda il recupero dei tappi in sughero, realizzato in collaborazione con suguro.org e la cooperativa Arti e Mestieri, che trasforma questo materiale in componenti per la bioedilizia. Il nostro contributo consiste nel facilitare il dialogo con le amministrazioni comunali, promuovendo l'istituzione di almeno un punto di raccolta per ogni comune. A Monforte è attivo da due anni un punto di collezione accessibile a cittadini, ristoratori e cantine, che dall'anno in corso è stato integrato nell'Ecosportello comunale, acquisendo così un carattere ufficiale.
Questa iniziativa esemplifica il nostro metodo di lavoro. Il settore della gestione dei rifiuti è altamente regolamentato e richiede licenze specifiche che impediscono l'azione autonoma. L'Anello Forte opera quindi come facilitatore di innovazione sociale, coordinando diversi stakeholder dell'ecosistema vitivinicolo: amministrazioni comunali e provinciali, consorzi, produttori di rifiuti e operatori specializzati nel recupero e nella trasformazione dei materiali. Solo attraverso questa orchestrazione di competenze e responsabilità è possibile realizzare progetti concreti ed efficaci.
6. Tornando allo sportello del comune di Monforte che raccoglie i tappi, sai indicare approssimativamente quante persone effettivamente li portano?
Attualmente non disponiamo di dati precisi, poiché esisteva un punto di raccolta decentrato rispetto alla sede principale. A partire da questo momento, comunicheremo attraverso il bollettino natalizio del Comune la nuova opportunità di conferire i tappi presso l'Ecosportello. Questa centralizzazione ci consentirà di monitorare con maggiore accuratezza la partecipazione dei cittadini all'iniziativa.
Il successo di questo progetto dipende in larga misura da un'efficace attività di sensibilizzazione: sarà fondamentale raggiungere i cittadini con comunicazioni mirate che illustrino il valore e l'importanza della raccolta dei tappi. Per quanto riguarda le attività commerciali, in particolare bar e ristoranti, è essenziale predisporre una soluzione pratica e di semplice adozione, condizione imprescindibile per garantire un'ampia adesione all'iniziativa.
7. Quali sono oggi le principali criticità o sfide che state affrontando?
Risorse, partecipazione, strumenti, comunicazione?
In che modo le state gestendo e cosa, col senno di poi, impostereste diversamente?
Una delle principali criticità risiede nella complessità del sistema di gestione dei rifiuti, caratterizzato da un'articolata struttura burocratica. L'attuale framework prevede consorzi e sottoconsorzi con i quali i Comuni stipulano accordi vincolanti, dai quali non è possibile recedere unilateralmente. Si tratta di un sistema fortemente regolamentato e complesso che, tuttavia, non sempre risponde a una logica orientata all'incentivazione del riciclo.
Gli ostacoli che incontriamo sono sia di natura strutturale che operativa, poiché la nostra azione dipende necessariamente dalla collaborazione con i partner operatori del settore. È importante sottolineare che qualsiasi intervento diretto sui rifiuti richiede preventivamente il conseguimento di specifiche licenze e autorizzazioni.
8. Quanto conta per voi l’identità territoriale di Monforte? Preferite rimanere un’associazione locale o immaginate un’apertura più ampia? Quali vantaggi e limiti vedete nel restare territoriali?
L'identità delle Langhe e il profondo legame con il nostro territorio rappresentano elementi fondanti del nostro operato e costituiscono il fondamento stesso della nostra credibilità. La circostanza che la maggior parte di noi sia costituita da produttori vitivinicoli ci consente di comprendere concretamente le dinamiche e le sfide del settore.
In una prospettiva di sviluppo futuro, l'estensione del progetto ad altri contesti rappresenta certamente un'opportunità stimolante. Tuttavia, è essenziale comprendere come declinare e adattare l'iniziativa alle specificità di ciascun territorio, rispettandone le peculiarità e le vocazioni produttive.
L'economia circolare esprime la propria efficacia quando opera su scala territoriale: la prossimità alle singole aziende è infatti determinante per cogliere le loro esigenze concrete e offrire soluzioni realmente rispondenti alle necessità operative di ciascuna realtà produttiva.
9. Il vostro progetto “donne per un’economia circolare di comunità”, in futuro, manterrà fisso il connubio tra il genere femminile e la circolarità nella viticoltura, oppure vorrete ampliarlo anche al genere maschile?
Credo proprio di si. Maria Bianucci, figura trainante nella fase iniziale del progetto, proveniva da un movimento femminista che mantiene tuttora la propria rilevanza e validità. Tuttavia, a mio avviso, un approccio esclusivo rischia di risultare limitante: la vera forza risiede nell'inclusione, nell'apertura a tutti i soggetti interessati.
La nostra base associativa si è nel frattempo evoluta: i nostri soci sono oggi costituiti anche da aziende e non più esclusivamente da persone fisiche, configurando l'impresa stessa come soggetto associativo.
10. Quali sono, secondo te, le opportunità del mercato dell’economia circolare del vino, sulle quali c’è margine di miglioramento, innovazione e investimento?
Tutti i materiali quali plastiche, sughero e carta mantengono un valore intrinseco anche dopo il processo di riciclo. Tuttavia, in assenza di impianti di trasformazione presenti sul territorio, l'impatto economico generato rimane necessariamente contenuto.
Un esempio significativo è rappresentato dalla carta siliconata: non avendo individuato impianti di trattamento in Italia, il materiale deve essere trasportato in Germania per la sua trasformazione. Pur conseguendo un risparmio in termini di emissioni di CO2 rispetto allo smaltimento tradizionale, la presenza di impianti a livello locale consentirebbe un'efficienza decisamente superiore, sia dal punto di vista ambientale che economico.
Questi limiti infrastrutturali rappresentano vincoli strutturali che, da un lato, limitano la redditività delle operazioni di riciclo e, dall'altro, costituiscono un freno significativo allo sviluppo compiuto dell'economia circolare nel nostro territorio.
11. Quali sono, secondo te, le attività più innovative da proporre ai consumatori della fascia 20-30 anni per sensibilizzarli al concetto di economia circolare del vino?
L'obiettivo primario consiste certamente nel promuovere scelte consapevoli e un approccio responsabile al consumo. È fondamentale restituire al vino la sua dimensione di prodotto agricolo, territoriale e vitale, sottraendolo alla percezione riduttiva di mera commodity commerciale.
Occorre stimolare una riflessione critica che porti il consumatore a interrogarsi: quale è l'origine di questo vino? Quale impatto genera sul territorio di produzione? Cosa significa realmente produrre vino e quali processi implica?
L'esperienza del "diffuso buono" rappresenta un modello interessante per rendere il vino di qualità accessibile anche dal punto di vista economico alle giovani generazioni, preservando al contempo gli standard qualitativi e garantendo la piena tracciabilità del prodotto.
È essenziale saper suscitare curiosità e comunicare con efficacia le pratiche sostenibili adottate dalle aziende produttrici, affinché il consumatore possa compiere scelte consapevoli e informate, contribuendo così a un modello di consumo più responsabile e attento alle dinamiche territoriali.
12. Quali raccomandazioni dareste ai decisori politici per sostenere l’economia circolare del vino?
È necessario strutturare un sistema di incentivi adeguato attraverso un'appropriata legislazione. Il paradigma da adottare non dovrebbe essere "paghi di più se vuoi operare in modo virtuoso", bensì "paghi se arrechi danno all'ambiente". Questo ribaltamento di prospettiva risulta fondamentale per generare cambiamenti strutturali realmente incisivi.
L'economia circolare non può limitarsi a rimanere un esercizio teorico, tradotto in piani d'azione destinati a rimanere inattuati. È indispensabile tradurre le intenzioni in azioni concrete e misurabili.
Occorre inoltre facilitare la comunicazione e promuovere una collaborazione efficace tra tutti gli attori della filiera: i produttori di rifiuti, gli operatori che li trasformano e coloro che intendono reintrodurli nel ciclo produttivo. L'attuale sistema si caratterizza per una marcata frammentazione, con una molteplicità di soggetti coinvolti – consorzi, amministrazioni comunali e altri enti – e risulta carente sotto il profilo della trasparenza.
Una maggiore chiarezza nei processi e nelle responsabilità rappresenterebbe un passo decisivo verso un'economia circolare realmente funzionale ed efficiente.
13. Hai un libro, un film, un podcast, un magazine che ti senti di consigliare sul mondo dell’economia circolare del vino?
Seguo la newsletter di economiacircolare.com, una piattaforma che pubblica novità su regolamenti e altro. La trovo molto utile perché dà spunti diversi, non solo indirizzati sul vino.
14. La ricerca ha portato alla creazione della piattaforma www.circulareconomyforwine.it, una libreria digitale che raccoglie e rende consultabili le pratiche di economia circolare, con il potenziale di crescere ed evolversi nel tempo. Ritieni che possa essere uno strumento utile per il tuo lavoro? La utilizzeresti e la consiglieresti ad altri colleghi o attori della filiera del vino impegnati nella transizione circolare?
E’ uno strumento di grande utilità per la catalogazione sistematica delle iniziative e per fornire spunti operativi, favorendo l'emergere di nuove idee e l'individuazione di applicazioni concrete adattabili alle diverse realtà territoriali.
Questo strumento si rivela fondamentale nella formulazione di policy ai diversi livelli istituzionali, offrendo ai decisori politici un quadro organico e puntuale delle iniziative in corso e delle criticità riscontrate sul campo. Consente di disporre di una mappatura accurata della situazione, evidenziando il fermento e l'interesse esistente, nonché la capacità della società civile di sviluppare progetti a partire dal livello micro-territoriale.
La circolarità richiede per sua natura un approccio sistemico e integrato. In quest'ottica, tale strumento può svolgere un ruolo determinante nel favorire il coinvolgimento e la partecipazione attiva di tutti i livelli dell'ecosistema, creando connessioni virtuose tra iniziative locali, politiche territoriali e strategie di più ampio respiro, contribuendo così a una visione d'insieme coerente e coordinata.
2021
L'anello Forte è un imperativo: smettiamo di buttare via tutto! L'anello Forte è un associazione di donne che lavorano nei vigneti e nelle cantine delle Langhe e del Roero, insieme per un'economia circolare di comunità. Questo gruppo di donne, impegnate in aziende vinicole delle Langhe, si mettono a ragionare sui loro scarti e su come potrebbero riutilizzarli. Partecipano ad un bando grazie all’aiuto di un incubatore di startup sociali. Non lo vincono ma lavorandoci sopra, riescono ad identificare criteri di selezione, obiettivi, alleanze, e a capire le modalità di riciclo e riuso. Esplorano le strade già percorse da altre aziende. Soprattutto comprendono la complessità dell’argomento. Incontrano persone che a vario titolo si occupano di riutilizzo di rifiuti e cominciano a progettare. Ma il virus SARS-CoV-2 ferma tutto, il loro progetto e il mondo intero. Il 2021 sembra l’anno della ripartenza, arrivano i vaccini, nuove speranze e nuovi progetti animano la vita politica e sociale. All’uscita dalla pandemia che ha cambiato gli orizzonti e la percezione della vita, dei rapporti sociali e del mondo, non facciamoci trovare impreparati come ha detto il premier Mario Draghi. Questo momento offre incredibili opportunità. Non solo di ripensare un modello di sviluppo ma di fare, di compiere azioni concrete che mettano fine allo spreco inaudito che ha caratterizzato gli ultimi decenni.
