"Invece di proporre l'ennesimo descrittore organolettico o di illustrare tecniche produttive spesso percepite come noiose o già note, potrebbe rivelarsi più efficace raccontare come un vino sia realizzato secondo logiche di riuso, recuperando acque residue, adottando pratiche più sostenibili, o salvaguardando vitigni destinati alla scomparsa." - "Le dimensioni dell'economia circolare sono molteplici e rappresentano sicuramente una chiave narrativa interessante per il mondo del vino, capace di conquistare soprattutto il consumatore più giovane e attento alle tematiche ambientali." - "Sarebbe auspicabile innanzitutto una maggiore chiarezza normativa che vada a premiare le aziende virtuose, accompagnata da forme concrete di premialità per chi investe nell'economia circolare."
Intervista a Federico Piemonte del 15/12/2025
1. Che ruolo professionale ricopri, in quale realtà, da quanto tempo, in quale città/paese?
Mi chiamo Federico Piemonte e ricopro il ruolo di amministratore delegato della Banca del Vino, con sede a Pollenzo, nel comune di Bra, in provincia di Cuneo, Piemonte. Sono entrato a far parte di questa realtà come collaboratore nel 2003 e da circa dodici anni guido l'azienda in qualità di amministratore delegato.
2. Senza pensarci troppo, quali sono le prime 3 / 4 parole chiave che ti vengono in mente se ti dico la parola “vino”?
“Territorio”, “uva” e “piacere”. Se posso aggiungerne una quarta dico “lavoro”, perché ci lavoro quotidianamente appunto.
3. Quali azioni concrete portate avanti all’interno della Banca del Vino per promuovere e rendere tangibile l’economia circolare applicata al settore vitivinicolo?
La Banca del Vino è un progetto sostanzialmente unico nel suo genere, che integra una dimensione museale con attività legate al mondo dell'educazione e dell'accoglienza enologica.
Nel corso degli anni abbiamo adottato numerose pratiche orientate alla sostenibilità: gli arredi provengono da "Le Sedie del Torchio", realtà che riutilizza le barrique dismesse; aderiamo al progetto "Salva il tappo" promosso da una cooperativa sociale; prestiamo particolare attenzione ai materiali di spedizione, privilegiando soluzioni come l'hack pack e il nastro adesivo di carta; abbiamo sviluppato un progetto di arredo in collaborazione con Palm, che trasforma i pallet in elementi di design; non utilizziamo acqua in bottiglia di plastica, ma offriamo gratuitamente acqua filtrata proveniente dall'acquedotto comunale.
Inoltre, facciamo da cassa di risonanza per la filosofia di economia circolare delle circa 250 aziende con cui collaboriamo, valorizzando e diffondendo le loro buone pratiche.
4. In occasione dell’evento di restituzione dei dati della ricerca Circular Economy for Wine avete proposto una degustazione circolare, che cos’è e come si è svolta?
Abbiamo preso ispirazione da 6 delle 10 R dell’economia circolare e abbiamo individuato vitigni e produttori che attraverso il loro lavoro mettono in pratica delle attività circolari. Per noi è stato un bellissimo stimolo fare ricerca tra i 250 produttori e proporre un’esperienza dalle tante degustazioni tradizionali, un nuovo modo di raccontare il vino.
5. Quali R avete scelto?
Collegato alla R di RIFIUTARE: rifiuto di prodotti non necessari abbiamo proposto Renato Buganza Langhe Arneis La Giga 2024 - Piemonte, vitigno Arneis. Da sempre manifesta un impegno verso la natura e per i suoi tempi scanditi dalla semina e dal raccolto. Una volontà di una vita in armonia con la natura e con le persone. Dal 2003 aderisce al movimento “Critical wine” quello dei vignaioli che liberano la poesia della terra. Nel 2016 prima certificazione Biologica, nel 2019 certificazione Biodinamica con Agribio.
Collegata alla R di RELAZIONARSI abbiamo scelto Valli Unite Colli Tortonesi San Vito Timorasso 2020 - Piemonte, vitigno Timorasso. Questa realtà rappresenta un modello sociale di unione, come dice il nome, relazione e collaborazione tra le persone che vi abitano e arrivano come ospiti e l’ambiente, fatto di animali natura e comunità. Il vino che degustiamo oggi è prodotto da un vitigno autoctono della zona dei Colli Tortonesi. Di struttura e di relazione. Solidale con la storia del territorio, con le persone che lo lavorano e con quelle che lo degustano.
Collegato alla R di RIPENSARE abbiamo suggerito Tenuta Cocci Grifoni Manifesto - Marche, 100% vitigno Johanniter. Nel caso del vino questa R viene interpretata come il recupero di prodotti poco conosciuti e richiesti. Questo orange è ottenuto da un vitigno PIWI, vitigno resistente. Il concetto è nato a fine 1800, reagiscono meglio alla siccità e richiedono un numero inferiore di interventi in campo. Questo Manifesto rappresenta il manifesto di Cocci Grifoni di agricoltura onesta e sostenibile. Bottiglia in vetro riciclato 100% post uso, Tappo Normacorc Ocean da plastiche ORB, Assenza di capsula.
Per il vino collegato a R di RIDURRE abbiamo scelto Foradori Vigneti delle Dolomiti Teroldego 2021 - Trentino Alto-Adige, vitigno Teroldego. Nell’annata in questione, 2021, l’Azienda Agricola ha deciso, come posizione politica ed ecologica, di fare uscire questo vino senza utilizzare la capsula metallica a coprire il tappo di sughero. Ecco perché abbiamo pensato a loro per declinare la R di RIDURRE: Un’estetica forte, spoglia, per un vino complesso e schierato.
R di RICONVERTIRE, abbiamo scelto Centopassi Pietre a Purtedda Da Ginestra Rosso Doc 2021 - Sicilia, vitigni Nerello Mascalese e Nocera. Dare nuova vita a prodotti ma anche a terra, Centopassi, l’anima delle cooperative LIBERA TERRA, coltiva le terre confiscate alla mafia in Sicilia. Lavora facendo perno sulla legalità per valorizzare la parte sana della comunità. Le vigne si trovano quasi tutte nell’Alto Belice Corleonese. È dedicato alla memoria dei caduti della vicina strage di Portella della Ginestra: undici persone uccise, altre ventisette ferite sotto i colpi della banda di Salvatore Giuliano. Una strage che colpì i lavoratori che tornavano a festeggiare il 1° maggio, nel 1947, la festa a loro dedicata, con la certezza, mai diventata verità processuale, che i mandanti fossero da ricercare tra la politica e la mafia.
Carema Doc 2020 - Piemonte, vitigno Nebbiolo è la R di RACCONTARE perché il patrimonio rurale, paesaggistico e culturale di Carema e del carema è a rischio di estinzione. Per questo abbiamo deciso di raccontare. Slow Food ha deciso di inserire Carema nell’elenco degli oltre 200 presidi attivi in Italia nell’ottica di contribuire a salvaguardare un paesaggio rurale e un vino tradizionale unici nel loro contesto. Slow Food con questa iniziativa intende stimolare nei produttori l’adozione di pratiche produttive sostenibili e a sviluppare un approccio etico al mercato. Come recita il sito FONDAZIONE SLOW FOOD: “Acquistando una bottiglia di CAREMA contribuirai a mantenere un paesaggio unico e sosterrai una viticoltura ormai eroica”.
6. La degustazione circolare nasce come evento pilota: pensate possa diventare un’esperienza da replicare, capace di avvicinare sempre più persone a una cultura del vino che unisce piacere, consapevolezza e responsabilità verso l’ambiente?
Riteniamo che questo approccio abbia un grande potenziale, sia perché il primo progetto pilota ci ha fornito numerosi stimoli, sia perché nel dialogo con i produttori emerge con forza la necessità di individuare nuove forme di comunicazione del vino. Invece di proporre l'ennesimo descrittore organolettico o di illustrare tecniche produttive spesso percepite come noiose o già note, potrebbe rivelarsi più efficace raccontare come un vino sia realizzato secondo logiche di riuso, recuperando acque residue, adottando pratiche più sostenibili, o salvaguardando vitigni destinati alla scomparsa.
Le dimensioni dell'economia circolare sono molteplici e rappresentano sicuramente una chiave narrativa interessante per il mondo del vino, capace di conquistare soprattutto il consumatore più giovane e attento alle tematiche ambientali.
7. Quali sono, secondo te, le opportunità del mercato dell’economia circolare del vino, sulle quali c’è margine di miglioramento, innovazione e investimento?
Una delle sfide principali è proprio la capacità di comunicare efficacemente le buone pratiche adottate, un aspetto che oggi non viene sufficientemente valorizzato. Esiste un'ampia gamma di certificazioni pressoché sconosciute ai non addetti ai lavori, il che determina un vero e proprio vuoto comunicativo da colmare.
Dal punto di vista della comunicazione, dunque, il gap da superare è significativo e rappresenta un'opportunità importante per il settore.
8. Mettere in piedi l'ennesima certificazione potrebbe essere un plus o un limite?
I produttori si dimostrano piuttosto critici nei confronti delle certificazioni. La loro attenzione si concentra maggiormente sulla necessità di formare adeguatamente i propri dipendenti, in particolare coloro che si occupano di raccontare il vino.
In questo senso, il lavoro condotto da Slow Food sull'etichetta narrante potrebbe rappresentare una strada interessante: intervenire sull'esistente, migliorando la comunicazione direttamente sulle etichette o introducendo QR code che permettano di approfondire questi aspetti.
Più che attraverso un'ulteriore certificazione, spesso percepita come un peso burocratico, l'economia circolare e le buone pratiche si configurano come una scelta aziendale consapevole, frequentemente slegata dalla necessità di ottenere l'ennesimo riconoscimento formale.
9. Quali sono, secondo te, le attività più innovative da proporre ai consumatori della fascia 20-30 anni per sensibilizzare al concetto di economia circolare del vino?
L'idea di proporre degustazioni legate a questi temi, piuttosto che agli aspetti classici come vitigno, territorio, invecchiamento o pratiche enologiche, potrebbe rappresentare una chiave di lettura davvero interessante.
Noi, come Slow Food e Banca del Vino, cerchiamo di perseguire questo obiettivo attraverso strumenti di comunicazione, attività di divulgazione ed eventi che tengano sempre più in considerazione questi aspetti, non limitandosi esclusivamente alla qualità organolettica.
Un esempio concreto è Slow Wine Fair, il Salone del Vino Buono, Pulito e Giusto, dove i tre pilastri del pensiero di Slow Food vengono applicati come criteri di selezione all'ingresso, a differenza di quanto avviene in altre manifestazioni fieristiche del settore.
10. Quali raccomandazioni dareste ai decisori politici per sostenere l’economia circolare del vino?
Sarebbe auspicabile innanzitutto una maggiore chiarezza normativa che vada a premiare le aziende virtuose, accompagnata da forme concrete di premialità per chi investe nell'economia circolare.
Si potrebbe prevedere, ad esempio, un sistema di sgravi fiscali o una migliore gestione dei contributi pubblici. Attualmente esistono numerosi finanziamenti destinati al mondo agricolo, spesso distribuiti in modo poco efficace, "a pioggia", senza intercettare le reali necessità né valorizzare le aziende più meritevoli.
Riordinare il sistema dei contributi – come le OCM europee o i PSR regionali – indirizzandoli verso aziende che implementano concretamente processi di economia circolare, potrebbe rappresentare uno strumento efficace per sostenere questa transizione.
11. Hai un libro, un film, un podcast, un magazine che ti senti di consigliare sul mondo dell’economia circolare del vino?
La Guida Slow Wine rappresenta, nel panorama della critica enologica, un'innovazione significativa, avendo introdotto criteri di selezione e modalità di comunicazione che non si limitano alla dimensione del "buono", ma abbracciano anche gli aspetti del "pulito" e del "giusto".
L'anno scorso ha compiuto una scelta netta, eliminando tutte le aziende che praticano il diserbo chimico. Quest'anno ha introdotto nelle schede l'indicazione del peso della bottiglia, sollecitando l'adozione di contenitori più leggeri – principale responsabile dell'impronta carbonica nel settore vitivinicolo.
Si tratta di una guida che cerca di considerare in maniera più circolare e completa tutti gli aspetti della produzione del vino, andando oltre i parametri puramente organolettici.
12. La ricerca ha portato alla creazione della piattaforma www.circulareconomyforwine.it, una libreria digitale che raccoglie e rende consultabili le pratiche di economia circolare, con il potenziale di crescere ed evolversi nel tempo. Ritieni che possa essere uno strumento utile per il tuo lavoro? La utilizzeresti e la consiglieresti ad altri colleghi o attori della filiera del vino impegnati nella transizione circolare?
Assolutamente sì. Ho esaminato il risultato di questo lavoro e l'ho trovato molto interessante per la sua duplice valenza. Da un lato, riesce a stimolare e spiegare efficacemente che cos'è l'economia circolare, offrendo spunti e suggestioni concrete per chi desideri comprendere quali pratiche sia possibile adottare. Dall'altro, aiuta a riconoscere pratiche di economia circolare che magari vengono già implementate senza piena consapevolezza, stimolando così l'opportunità di comunicarle adeguatamente. Il lavoro riesce dunque a integrare due aspetti fondamentali: lo stimolo allo sviluppo dell'economia circolare e l'invito a una maggiore consapevolezza di pratiche che meriterebbero di essere valorizzate e comunicate in modo più efficace.
Fine anni 1990
Banca del Vino è una società cooperativa con sede nelle storiche Cantine dell'Agenzia di Pollenzo a Bra (CN), nata alla fine degli anni Novanta grazie a un'iniziativa di Slow Food per valorizzare il patrimonio enologico italiano. L'ente si propone di esprimere la ricchezza dei territori, terreni e vitigni autoctoni della penisola, custodendo oltre 50.000 bottiglie che rappresentano la biodiversità vinicola nazionale. Attraverso il progetto "Club Banca del Vino", le cantine selezionate e associate contribuiscono a sostenere la cultura del vino mediante iniziative promozionali ed educative. La Banca del Vino collabora con l'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, Slow Food, l'Albergo dell'Agenzia e l'Agenzia di Pollenzo, formando un polo di riferimento per la cultura enogastronomica internazionale. L'ente offre servizi di didattica, visite guidate, degustazioni, formazione aziendale e team building, oltre a un'enoteca e uno shop online. La sua mission è promuovere la qualità e la diversità del vino italiano, rendendolo accessibile attraverso esperienze educative e culturali.
